sabato 15 novembre 2014

Ritagli di mondo in parole nuove

In linguistica, l'ipotesi di Sapir-Whorf, altresì conosciuta come "ipotesi della relatività linguistica", afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema, questa ipotesi assume che il modo di esprimersi determini il modo di pensare.
In parole povere i signori Sapir e  Whorf cercavano di dire che la realtà in cui noi viviamo è  unica,  ma che la realtà  che percepiamo è  diversa.  Diversa in base alle nostre culture e alle nostre  esperienze. 

Siccome viviamo in una penisola parliamo di qualcosa che conosciamo bene più o meno  tutti: la spiaggia.  Immaginiamo ora di trovarci in Australia e di provare a raccontare  ad un australiano mai uscito dal suo villaggio  un aneddoto accaduto al mare. Probabilmente  useremmo la parola beach  per ambientare la situazione, e probabilmente lui immaginerà un' immensa distesa di sabbia bagnata da alte onde oceaniche, ben diversa dalla nostra idea di spiaggia.
In realtà non c'è bisogno di volare fino l'Australia per rendercene conto.  Basti pensare a noi italiani. Cosa vuol dire spiaggia?  Per me, napoletana, la spiaggia è la parete rocciosa in tufo che da nell'acqua cristallina della riserva  marina della Gaiola, per il mio amico Andrea  di Roma la spiaggia è quella lunghissima con l'acqua torrida di Ostia,  per la mia amica Francesca toscana la spiaggia è  quella delle Cinque Terre dove  il nonno ha una casa, per il mio amico Filippo a Villa san Giovanni  la spiaggia è  quella ghiaiosa di Cannitello, ma anche quella sabbiosa di Scilla,  per Artiom il figlio della mia amica Irina  la spiaggia è  quella  della TV,  loro abitano a Milano, lui  la spiaggia vera non l'ha  mai vista.
Per andare ancora più  a fondo, ma semplicemente  (sempre perchè le parole difficili non mi piacciono ), per noi è  lA spiaggiA (femminile), per i francesi lA plage (femminile),  per gli spagnoli lA playA (femminile), per gli olandesi HET strand (neutro), per quegli sconnessoni degli inglesi THE beach (tutto?)
È per questo che pensiamo  ciò che diciamo.
In poche parole esistono  pensieri intraducibili in alcune lingue.

Voglio elencare in questo post tutte le parole espressioni ecc che incontrerò nei miei viaggi a partire da "mo'" .
Mo' : ora,  mo' mo' : più ora di ora, subito (Napoletano)
Hair of the dog : Bere alcolici il giorno dopo la sbornia per alleviare i sintomi dell'hangover (e ubriacarsi ancora) (Astraliano) 
Cadjin curl: Boccolo formatosi dopo una sudata dovuta a lavoro dormita o quantaltro, vede la sua origine dal popolo accado che si installo in Luisiana nel periodo coloniale a lungo privo di istruzione e limitato al duro lavoro fisico. (Americano, Louisiana)
Wie kalt ist das Wasser? Sooo kalt!: Accompagnato dal gesto in foto. Indica la "grandezza" alla quale si riduce il pene quando l'acqua e' ghiacciata. (Tedesco)







Wake: Qualsiasi onda "artificiale" generata quindi per esempio da una barca, un animale o una persona che nuota o persino un sasso. (Inglese)

Xara: Soprannome per colei o colui che ha il tuo stesso nome. (Portoghese brasiliano)

Jettatore

giovedì 6 novembre 2014

Marseille, ma belle

"Pensavo di conoscere il mare, invece avevo sempre vissuto in una boccia di vetro"


Prima di partire ti avvisano che sarà difficile, ti dicono che sarà diverso. Già sai che ci saranno alti e bassi, che lo shock culturale è inevitabile. Che fare amicizia non è sempre facile, che imparare la lingua è semi impossibile. Ti dicono che quando tornerai sarà tutto diverso, che vedrai le cose con uno sguardo nuovo.

Per quattro anni ho continuato a camminare per la mia bella Napoli, cercando di accettarne i difetti e di apprezzarne le cose belle. Mi guardavo intorno cercavo di conoscere persone, sperando che un giorno quel senso di appartenenza sarebbe tornato. Non voglio essere ingiusta, adoro Napoli. Ho incontrato persone stupende in questa città, e lei stessa mi ha fatto da madre. Mi ha accolta tra le sue gialle mura di tufo, mi ha coccolata, abbracciata e avvolta nel suo vento salmastro. Mi ha nutrita della sua pizza, della sua mozzarella e dei suoi frutti di mare dal gusto unico. Eppure... eppure ancora non mi sentivo a casa.


Per quanto viaggiassi, per quanto vivessi continuavo a non riuscirci. Ero lì, ma non era il mio posto. Finchè tutto non è cambiato. Tutto è cambiato quando sono arrivata a Marseille.  Come ho messo piede fuori dalla macchina del mio covoiturage mi sono sentita in armonia col mondo. A Marseille mi sono sentita a casa.


Sono tornata per un poco a Napoli, ed è qui che ho capito che sono a casa a Marseille, che sono a casa a Napoli, che sono a casa a Hoorn, che sono a casa a Bournemouth, che sono a casa nel mondo.


Adoro questo mondo, e detesto il modo in cui le persone trattano il mondo. Tutto ciò che sto imparando e che imparerò in questi anni di "formazione" mi serve e mi servirà per renderlo migliore! Marseille in questo momento ha ancora tanto da offrirmi , da insegnarmi, ed io sono qui. Pronta. Pronta a ricevere, ad ascoltare, ad imparare.


Peace!

sabato 7 giugno 2014

Premesse


Ho deciso di condividere quest'ennesimo viaggio non con il mondo intero,ma con i miei compaesani. Sono troppi i blog scritti in inglese oscuri a noi italiani. Non voglio essere banale o noiosa, ma è ormai da un po' di anni che viaggio, che vedo posti incredibilmente incantevoli e incontro persone fantastiche e interessanti, che mi aprono il cuore la mente e che mi arricchiscono. Quando poi torno i racconti sembrano surreali e si accalcano, l'uno sull'altro creando un'immensa confusione che non mi permette di trasmettere le mie mille fantastiche avventure.


Mi sono sempre ripromessa di tenere un diario di viaggio,  sono solo un paio di viaggi che riesco a farlo davvero, ma soprattutto non ho mai pubblicato nulla. Eppure quando mi confronto poi con viaggiatori meno esperti mi rendo conto che ho tante e tante consigli da dare, cose da insegnare ed esperienze da condividere.


Ho iniziato a viaggiare da sola a 16 anni. Ho comprato un biglietto da 450€ e sono partita per Washington DC, di li sono poi andata una settimana a NYC. Il mio viaggio è durato un mese e mi ha totalmente cambiata.  5 anni fa e anche se non sembra troppo tempo fa ne è scorsa d'acqua sotto i ponti. In quel momento ho capito, e d'allora non ho mai smesso di viaggiare.

Che aggiungere ancora ? ah si sono poliglotta: al momento parlo correntemente italiano e inglese, più piccolo bonus di lingue: francese spagnolo e olandese.

Ultima cosa: mi scuso in anticipo per tutti gli orrori di ortografia grammatica e punteggiatura che sicuramente farò, per le parole inventate, per i nonsense gratuiti e per i post noiosi o fuori luogo. Ad ogni modo sticazzi, il vero viaggiatore riconosce un cuore puro!